mercoledì 31 marzo 2010

Accademia Nazionale del Cinema

Invio questa lettera aperta a tutti coloro i quali stanno cercando una buona strada per entrare nel meraviglioso mondo del cinema. Probabilmente non verrà letta da nessuno, ma tanto vale. Ultima premessa: queste sono opinioni personali e non vengono scritte a nome dell'associazione.

Anzitutto partiamo dal nome, "Accademia Nazionale del Cinema": di nazionale in realtà non ha nulla, è una scuola di cinema situata a Bologna, e solamente ivi opera, senza essere collegata con altre scuole o associazioni del territorio nazionale. Per passare poi alla sostanza, l'accademia è una bufala, quindi non andateci. Mi spiego meglio: non tutto fa essenzialmente schifo, ci sono dei buoni professori (alcuni), ma è il pacchetto che non serve a niente. Nelle pubblicità e sul sito web vengono sbandierate opportunità meravigliose di pratica sul campo “concepite per preparare giovani professionisti per i diversi settori”. Trattasi del classico esempio di mera stronzata. Non posso parlare per tutti i corsi della scuola, avendo frequentato solo quello di regia e sceneggiatura, ma sentendo in giro, ad esempio dagli amici del corso di operatore di ripresa, direi che la musica non sia molto diversa per gli altri corsi. La parte pratica, o di laboratorio, o come la vogliate chiamare, è quasi inesistente. La realtà è che da questa accademia non escono assolutamente delle figure professionali, in grado di lavorare. Capisco che non sia cosa semplice, e che molta dell’esperienza si acquisisca sul lavoro; parlando con persone che hanno frequentato altre scuole di cinema, spesso mi è stata riportata la stessa insoddisfazione. Ma siamo di fronte a un sistema, quello dell’accademia nazionale del cinema, che neppure ci prova a perseguire tali scopi. Un’accademia dovrebbe essere un luogo dove si ricerca, si studia e si sperimenta. Invece si assiste a delle lezioni frontali, magari interessanti, ma insufficienti. Non c’è legame tra i corsi. Questo è paradossale. In più di un anno di frequentazione non si lavora mai a contatto con gli altri studenti: registi con operatori, montatori con sceneggiatori e tutte le altre figure e rapporti che dovrebbero essere indispensabili per capire qualcosa degli infinitamente complessi equilibri che regolano la vita di un film. Non vorrei dilungarmi oltre a parlare da solo, se qualcuno fosse interessato ad approfondire la questione potremmo parlarne più diffusamente. Se volete un consiglio disinteressato: non andate all’accademia nazionale del cinema, sperimentate nella pratica, nel mondo, studiate sui libri e apprendete da chi lavora nel settore, risparmiate i soldi dell’inscrizione e investiteli in un progetto nel quale credete. Fate corti, fate documentari e date sfogo a quel che siete. Non rifiuto il sapere accademico, ma esso ha ragion d’essere solo quando è esaustivo e lascia libertà di sperimentare.

giovedì 11 marzo 2010

Oscar 2010

Dopo la strigliata (peraltro giustificata) del presidente, mi accingo a scrivere due pensieri sulla recente consegna degli Oscar a Los Angeles.

Dando per scontato il fatto che la manifestazione in rappresenta qualcosa di parziale e limitato (non solo per l'ambiente da gossip, basti pensare che Hitchcock, Kubrick e Chaplin, insieme a tanti altri, non hanno mai vinto l'ambita statuetta), resta comunque il fatto che è il premio cinematografico più ambito e prestigioso, che dà enorme visibilità e sposta un po' la storia e sicuramente il mercato del cinema. Quest'anno appunto, edizione numero 82, i premi dovevano andare quasi tutti (i più importanti almeno) al colosso di Cameron, invece, a sorpresa, vince "The hurt locker", film di modesta produzione, dell'ex moglie del regista canadese, Kathryn Bigelow. Basti pensare agli incassi dei due film negli States: 720.189.000 $ per il primo (record assoluto di incassi) e 14.700.000 $ per il secondo, per capire l'enorme differenza, anche di impatto sul pubblico, che i due film hanno avuto. Eppure il piccolo film sul geniere in Iraq vince nella scelta dei giurati dell'Academy. Al di là dei gusti personali, a me ad esempio i film sono piaciuti entrambi, ma Avatar è qualcosa di così potente e innovativo che lo avrei preferito, questo premio è un'importante segno di come il contenuto di questo film colpisca profondamente, soprattutto gli statunitensi. Quindi nazionalismo sì, ma anche rifiuto di quella malattia che è la guerra (messaggio questo, che non credo sia arrivato a tutti gli spettatori). Avatar stesso parla di invasioni, soprusi, libertà e diritti umani (e alieni), ma lo fa da una prospettiva fantastica e sognatrice. The hurt locker invece è crudo, reale, come la narrativa di guerra da sempre suggerisce. In conclusione, non so esattamente cosa abbia spinto i giurati a votare il film della Bigelow, se il tema, i messaggi che manda, o altro, so che sono rimasto molto colpito da questa vittoria. E, per quel che riguarda il premio alla regia (andato alla stessa Bigelow) non sono molto d'accordo, ma sono comunque felice che abbia vinto una donna, e spero che questo possa spronare una maggiore apertura in un mondo finora quasi esclusivamente maschile, in quanto ritengo importante avere la possibilità di vedere film diretti da un occhio femminile che comunque rappresenta una visione diversa da quella maschile (non l'occhio della Bigelow, in quanto lei è un uomo in realtà :P vedi statura e filmografia).

sabato 6 marzo 2010

PANAHI, LA VOCE DELLA SPERANZA

Pochi giorni fa è stata pubblicata la notizia dell' arresto del regista Iraniano Jafar Panahi.
Leone d' Oro a Venezia con IL CERCHIO. Sconcerta sapere che possa ancora accadere, 
nel mondo, un fatto simile. Le voci degli artisti hanno sempre influenzato l' opinione, hanno
sensibilizzato le coscienze di chi, inghiottito dal vortice della vita, non riesce a "vedere".
Questi artisti non possono essere ingabbiati, messi a tacere. Sono la voce del cambiamento,
della speranza e della voglia di un mondo, se pur utopico, diverso. 
Panahi stava realizzando un documentario sulle proteste avvenute il giugno scorso, materiale sicuramente scomodo per l' attuale governo perchè contenente l' immagine di Neda Agha Soltan, la ragazza uccisa durante la rivolta con un colpo in testa e questa, avrebbe sicuramente indignato nuovamente la società civile.
Questo avvenimento non deve infondere una meschina solidarietà, ma deve servire per 
far accrescere in noi la speranza che l' immagine e il racconto hanno ancora un 
potere rivelatore... 

Massimo Spada




 


NEDA AGHA SOLTAN