giovedì 10 giugno 2010

Standard Operating Procedure

Consigliato, ben girato, tra un Vanzina e l’altro dateci un occhio.
Da Mymovies, Giancarlo Zappoli:
“Tutto il mondo nel 2004 vide le foto scattate da alcuni militari statunitensi (uomini e donne) nel carcere di Abu Ghraib. Documentavano le vessazioni e le umiliazioni (anche di carattere sessuale) a cui venivano sottoposti i prigionieri da parte dei difensori della libertà a stelle e strisce. Lo scandalo fu enorme e fece riflettere anche molti degli iniziali sostenitori dell'intervento in Iraq. Facile fu però rimuovere in tempi rapidi l'accaduto, da parte dell'Amministrazione Bush, come opera di alcune 'mele marce' contro le quali vennero presi severi provvedimenti.
A distanza di quasi 4 anni dai fatti (e dopo due anni di ricerche e di interviste) il documentarista Errol Morris ci propone l'incontro con i protagonisti di quegli avvenimenti che lascia parlare utilizzando inquadrature simili per ognuno di loro.
L'operazione può essere valutata da due punti di vista. L'esiguità del materiale documentario originale a disposizione (con l'eccezione di un breve e inedito filmato) non offriva materia sufficiente per un lungometraggio. Ecco allora che Morris interviene con una struttura linguistica che alterna ai reperti del tempo e alle interviste materiale di finzione che (supportato dalla colonna sonora di Danny Elfman) viene proposto come tale. Questo costringe lo spettatore a operare distinguo e a intervenire personalmente sulla materia proposta. Se l'impatto di Standard Operating Procedures risulta decisamente inferiore rispetto a The Road to Guantanamo di Michael Winterbottom il suo impianto è però estremamente interessante perchè obbliga chi guarda a chiedersi se quei militari, che ancora oggi si permettono di sorridere riferendo su quanto accaduto, possano essere superficialmente liquidati come 'anomali' o non siano invece il prodotto di una ben più grave e collettiva perdita dell'innocenza della società americana.”